lunedì 27 maggio 2013

COSTUME E SOCIETÀ / Trame dannose della nostra cultura


Se non vuoi più essere mia “POSSO SOPPRIMERTI”
di Iole Natoli
Sono tante le cose che dovremmo estirpare dal linguaggio comune, a enumerarle c'è da perderci il conto.
Per cominciare, dovremmo RIDEFINIRE il matrimonio, non per indurre le persone a sposarsi ma per ridurre il danno che l'idea di matrimonio porta con sé nella fase attuale della storia.

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Iole Natoli - Sotterraneo - olio 1985

Il matrimonio stipulato o stipulabile - obiettivo futuro di una coppia o di uno solo degli ipotetici contraenti, aspirazione di qualche fidanzatino di turno da realizzare anche a colpi di coltello - reca in sé la bieca idea di POSSESSO. Il divorzio non ha inciso abbastanza su questa diffusa matrice del crimine, sotterranea e proprio per ciò più dannosa. Ci vorrà un lavoro apposito su questo fronte.
Intanto eliminiamo alcune dizioni correnti e "perigliose". Non diciamo e non permettiamo che si dica di una donna LA MIA DONNA - e non diciamo per converso il mio uomo. "Mia" va associato al ruolo nel senso di relazione: mia moglie o mio marito, mia figlia o mio figlio, la mia compagna o il mio compagno, ma la MIA DONNA oppure la MIA RAGAZZA no, perché non è una dizione equivalente. Veicola non l'idea di relazione ma quella rischiosissima di PROPRIETÀ della persona, che è il binario su cui viaggia indisturbato il maledetto treno del FEMMINICIDIO, con poche stazioni intermedie per fermarlo.
Milano, 27.05.2013 
©Iole Natoli