Un tentativo che
ha un precedente, come la stessa Lanfranco dichiara, nell’iniziativa di
Laurie Penny, collaboratrice del Guardian,
che aveva rivolto agli uomini alcune domande sulla loro sessualità, chiedendo
ai destinatari di risponderle in forma anonima.
I quesiti posti da Monica Lanfranco sono sei:
1 _ Che cos’è per te la sessualità?
2 _ Pensi che la violenza maschile sia una componente della
sessualità maschile più di
quella femminile?
3 _ Cosa provi quando leggi di uomini che violentano le donne?
4 _ Ti senti coinvolto, e come, quando si parla di calo di
desiderio?
5 _ Essere virile: che significa?
6 _ La pornografia
influisce, e come, sulla tua sessualità?
Lanfranco ha
scelto di non intervenire sul materiale raccolto e di presentarlo al pubblico
senza un commento personale, come un mantra che, nel riunire tutte le
risposte a ciascuna domanda, crea una comparazione orizzontale d’indubbia
efficacia per il lettore. Vedremo come questo si rifletterà positivamente
sull’adattamento teatrale che ne verrà tratto e tuttavia, proprio per
l’interesse che suscita, mi chiedo se non potrebbe essere utile in
un’eventuale riedizione del libro attribuire un nick a ogni persona, aggiungendo
così la possibilità per il lettore di ricostruire la continuità o
l’incoerenza di pensiero di uno stesso individuo anche mediante un indice, che
segnali tutte le pagine in cui ciascuno manifesta, più o meno compiutamente, il
suo io.
Ma come hanno risposto gli uomini intervenuti? Lo hanno fatto
con sincerità? Non sappiamo. Alcuni sicuramente sì, altri probabilmente sono
andati in fuga da se stessi per allontanare il disagio di doversi confrontare
con quei simili che nella vita reale violentano le donne, per sfuggire alla
paura di individuare una radice comune assai indigesta tra l’atteggiamento
del violentatore e il desiderio o l’approccio sessuale soggettivo.
Quel che possiamo cogliere con certezza è il vantaggio che chi
ha risposto ha potuto trarre dal doversi, spesso per la prima volta,
interrogare, dal tentativo di mettersi in discussione, dal guardarsi dentro
per conoscere le proprie pulsioni e gli stereotipi, per dare a sé, nel fornirla
a Lanfranco, una risposta ragionevole e piena.
È un vantaggio che non esaurisce la sua funzione benefica solo
per chi ha parlato, anzi scritto. Il libro infatti ha avuto un altro
risvolto. Il 20 aprile 2013 a Sussisa, paesino a poca distanza da Genova, è
stato posto in scena per la prima volta Manutenzioni
– uomini a nudo, un atto unico tratto da questo testo con un adattamento
curato da Lanfranco insieme a Laura Guidetti e Ivano Malcotti, un regista che
è anche autore di un teatro sociale e politico.
Manutenzioni – uomini a nudo toccherà ancora altre piazze italiane, coinvolgendo non
soltanto un pubblico di volta in volta differente ma attori sempre diversi.
Gruppi di uomini non professionisti ma interessati al progetto dopo qualche
giorno di prove leggono le parole di altri uomini, le fanno proprie e le
vestono del loro corpo, un corpo che, come emerge dalle risposte e dalle conseguenti
riflessioni di Lanfranco, si trova ad affrontare la sessualità senza nessuna
preparazione adeguata, quasi sempre col supporto quanto meno iniziale della
pornografia e con una per noi donne strana
costante: «Nessun uomo allude» dice Lanfranco, «all’eventualità che il corpo
maschile possa essere pensato come corpo paterno».
In effetti leggendo il libro si nota che chi ha scritto di
figli lo ha fatto solo in quanto figli ne ha già. Colpisce e non poco
l’assenza di questo elemento dall’immaginario maschile; la diffusa «non
autocoscienza di paternità» si rivela così come tratto sicuramente
emblematico della visione parziale di sé che è stata concessa agli uomini di
avere da quella società patriarcale, di cui non è stato ancora sancito il
tramonto.
Prossime piazze: Modena, Pinerolo, Lugo di Romagna e Genova,
con due laboratori in due quartieri della città.
Il 2014 vedrà forse un adattamento del copione da parte del
gruppo professionistico Teatro Stregatti di Alessandria.
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nessun uomo allude all'eventualità del corpo maschile come corpo paterno perchè non è il corpo maschile ad essere gravido..questo è un fatto che non può essere ignorato
RispondiEliminail desiderio e l'approccio sessuale soggettivo dell'uomo nel momento in cui rispetta la volontà della donna non ha niente a che fare con quello del violentatore
EliminaNon ne sarei tanto sicura. La situazione dei padri gay dimostra il contrario, benché è evidente che neanche loro possano generare un figlio nel senso di avere una gestazione e di partorirlo. Un corpo materno è qualcosa di più di un corpo che realmente partorisce, è un'attitudine mentale e credo che la questione della paternità sia stata fin qui vissuta in modo molto ambiguo dagli uomini, proprio perché collegata in massima parte all'idea di continuità di una "stirpe" attraverso la proprietà del figlio (vedi cognome ma non solo quello).
RispondiEliminaQuanto alla questione del violentatore sono d'accordo con te ma le risposte date spontaneamente dagli uomini NON vanno tutte in questa direzione. Non dobbiamo sostituirci a chi ha risposto. Sarebbe molto più interessante poter analizzare il perché di certe convinzioni o percezioni di sé.
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