NORME DI SALVATAGGIO E
DOMANDE
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di Iole Natoli
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Oggi un amico di FB mi ha chiesto cosa penso del comportamento
dei naufraghi del traghetto Norman Atlantic, con uomini che a quanto pare avrebbero
dato pugni e calci a donne e bambini per salvarsi (->∆).
“Un atto simile”, ha scritto il mio amico, “potrebbe essere compreso,
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ma non giustificato solo in casi di panico dei
singoli e non a livello collettivo, ma non credo che sia possibile
accertarlo”.
E infine la domanda. Dando per scontato che in caso di
pericolo la prima cosa da fare sia mettere in salvo i bambini, ha specificato,
“è ancora valido il criterio di privilegiare le donne o, sulla base di un
principio di assoluta parità, anche in questo caso non deve esistere nessuna
differenza e priorità?”.
Non si è trattato di una mossa provocatoria, ma di una
spontanea riflessione su un caso e sui criteri nei quali si iscrive.
Leggendo i vari articoli di cronaca, mi ero posta anch’io
questo problema e non solo nei confronti delle donne.
Se diciamo prima i
bambini è spiegabile e dunque giusto per due ragioni:
i bambini sono meno attrezzati per resistere, in linea di
massima, sul piano fisico e psicologico e hanno anche una maggiore
aspettativa di vita. Da questo punto di vista, nel morire perdono di più.
Le donne? Ce ne potrebbero essere di gravide e questo porterebbe a una
maggiore vulnerabilità fisica e psichica e dunque sarebbe spiegabile e giusto
dare loro la precedenza, anche per i nascituri. Si tratterebbe infatti di due
vite e non di una soltanto. Come si fa però a valutarlo, tranne che nei casi
più evidenti?
Gli anziani. Sicuramente sono meno resistenti e dunque più esposti su
entrambi i fronti (fisico e psichico), ma in caso di morte perdono meno di
tutti gli altri.
La comunità. Come si fa a stabilire che per la comunità un anziano, uomo
o donna che sia, “vale meno” di un adulto e perfino di un bambino? Tra uno o
due anni di vita di un Borges o di una Stephanie Kwolek (tanto per fare un paio di nomi) e un’ottantina
di un ex bimbo/a di cinque anni ci
potrebbe essere una differenza abissale.
È un bel rompicapo e non so proprio cosa rispondere, né a lui
né a me stessa.
L’unica cosa che so è che ci sono adulti che rischiano la
propria pelle in un incendio per salvare una bestiola che rischia la morte e
che ci sono adulti (in questo caso uomini, sì, ma automaticamente “esclusi”)
che picchiano a destra e a manca, sfruttando così la debolezza altrui, specie
dei piccoli, per pensare unicamente a sé. E dubito molto che tra costoro si
annidasse nella circostanza in questione un qualche genio prezioso per la
comunità.
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2.01.2015
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© Iole Natoli
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venerdì 2 gennaio 2015
SOCIETÀ / PANICO E VIOLENZE INCONSUETE SUL "NORMAN ATLANTIC"
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