lunedì 20 gennaio 2020

L’ergonomia delle palle a Coffee Break

Attributi con valore di forza, una costante del linguaggio maschile
di Iole Natoli
 
S.Hermann & F.Richter per Pixabay
C’è chi crede che la frase "tirare fuori le palle" venga condannata da alcune donne per moralismo. Chi lo afferma - lo ha fatto nella trasmissione odierna un ospite di Coffee Break, così qualificando la contestazione di Daniela Preziosi del Manifesto (link) - non ha mai analizzato a sufficienza il retroterra dell’ espressione abusata.
"Tirare fuori le palle" sta per compiere un atto di forza, un atto "virile" in grado di produrre un qualche esito. Se rapportato all'azione politica (come nel talk show odierno) indica per di più che l'atto di forza in grado di incidere sull'andamento della società può essere compiuto solo dai maschi, detentori esclusivi, appunto, dei "contenitori di forza bruta".
Qualcuno rileva che tale “formula magica” viene usata talora anche da donne. Vero, ma ciò non cancella l’origine dell’usanza. Sappiamo bene che talune donne scambiano il femminismo per emancipazione, confondono la parità dei diritti con la fotocopia dei diritti maschili storicamente determinati, giusti o interamente inadeguati che siano, sono in sostanza “costole di Adamo” in attesa di un riconoscimento maschile e non soggetti autonomi che determinano il proprio destino. Fortunatamente rappresentano un quota numerica in diminuzione costante.
Tornando al consueto pallottoliere mentale che tanto assilla il genere maschile, sorge spontanea la sconfortante domanda: possibile che nel 2020 d.C. la metà meno popolosa del cielo sia ancora vincolata a questi schemi?
20.01.2020

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