mercoledì 26 ottobre 2022

THE PRESIDENT / Lettera aperta a #GiorgiaMeloni


In Italia THE PREMIER è una Donna

Alla cortese attenzione dell’Onorevole Presidente Meloni
(formula che ci consente di dribblare l’antitesi Signore/Signora o Egregio/Egregia...)

Di Iole Natoli

Governo Italiano - Presidenza del Consiglio dei Ministri (Note legali), CC BY 4.0, via Wikimedia Commons


Onorevole Presidente,

siamo consapevoli della sua legittima e assoluta necessità di occuparsi al momento di cose molto più urgenti che non di definizioni lessicali legate alle Politiche di Genere (oltre che alla grammatica italiana) e quindi, nel sottoporLe la questione, dichiariamo IN PARTENZA che ci sentiremo soddisfatte anche se Lei ci risponderà non adesso ma fra molto tempo, tutto quello che Le occorrerà per darci non un riscontro d’impeto – la meditazione di solito è proficua – ma uno dopo attenta riflessione.

Nel suo discorso programmatico alla Camera Lei ha posto all’attenzione generale il tema della presenza attiva e decisiva delle donne nella società e nelle istituzioni italiane. Lei ha evidenziato come il ruolo di Presidente che Lei oggi ricopre rappresenti una rottura epocale del tetto di cristallo che ha sempre impedito alle donne, in Italia, di assurgere a una delle massime cariche istituzionali dello Stato.

Onorevole Presidente, Lei è certamente consapevole del fatto che un/a Presidente del Consiglio rappresenta TUTTA la popolazione italiana e non solo il proprio elettorato o la propria coalizione e dunque anche quella parte della popolazione che non ha votato per la coalizione che l’ha espressa. Non serve che su questo noi insistiamo.

C’è un altro aspetto però, strettamente collegato all’infrazione del tetto di cristallo da Lei giustamente rivendicata. Noi riteniamo di avere il diritto di riconoscerci, IN QUANTO DONNE, nella prima Presidente del Consiglio che sia o non sia della nostra stessa corrente o posizione, proprio perché Lei è la PRIMA Presidente e dunque porta con sé un valore aggiunto rispetto a un Presidente, uno dei tanti che hanno fin qui costellato la nostra storia.

Vede, Presidente Meloni, tutte noi - di sinistra, di centro, di destra, di sopra, di sotto e di traverso - abbiamo avuto il bene di studiare la nostra lingua, la lingua italiana che viene insegnata in tutte le scuole di ogni ordine e grado e in alcune facoltà universitarie. La nostra lingua, come Lei ben sa – e come mostra di sapere quando usa il femminile per se stessa, tranne quando si definisce Premier o Presidente – non possiede il genere neutro come la lingua inglese, la tedesca e perfino la lingua latina da cui la nostra deriva. NON HA UN NEUTRO.

Lei ritiene che non serva usare il femminile se l’articolo precede i termini Premier e Presidente – dinanzi al suo cognome pensiamo che anche Lei lo userebbe e che non direbbe di sé “il Meloni” – e che “IL” sia un assoluto a cui doversi inchinare. Non stiamo usando il verbo “inchinare” per caso.

Sa qual è il punto? Non dovrebbe stare a noi chiederLe di rispettare il nostro genere anche nel linguaggio con cui pubblicamente si (e ci) rappresenta ma dovrebbe essere Lei a spiegarci il perché di questa sua affezione al maschile, che contrasta macroscopicamente con le regole della lingua italiana.

Sappiamo bene che non è la sola. Negli anni scorsi abbiamo appreso di una Professoressa universitaria che insisteva per essere chiamata Professore, di qualche Direttrice di quotidiani e riviste che voleva essere chiamata Direttore, insomma questa confusione grammaticale da parte di alcune donne non ci è nuova e sappiamo anche che ha origini classiste
La Professoressa-Professore non voleva essere confusa con le Professoresse delle scuole secondarie (ohibò, che basso livello!); la Direttrice-Direttore di un organo di stampa non voleva essere assimilata alla Direttrice di un albergo, di una mensa scolastica, di un asilo nido o di qualsiasi cosa che, a suo parere, fosse di rango manifestamente inferiore al suo… e così via.

Lei ritiene che un fondamento classista sia adeguato alla funzione di prima-donna-che-infrange-il-tetto-di-cristallo, che nei fatti le compete?

Comprendiamo il suo probabile brivido di orrore suscitato dal termine “presidentessa”, elefantiaco e peraltro non necessario. Non necessario perché presidente, come tutti gli aggettivi e sostantivi che derivano da un participio presente e che hanno la terminazione finale in -e, sono automaticamente bivalenti, nel senso che rimangono identici per entrambi i sessi MA prevedono la variazione dell’articolo in relazione al genere della persona a cui si riferiscono. L’assistente, diventa un assistente o un’assistente a seconda che ci si riferisca a un uomo o a una donna; conducente prevede il conducente e la conducente; manifestante diviene il manifestante o la manifestante; cantante lo troviamo come il cantante o la cantante. Potremmo continuare   a lungo ma riteniamo che il nostro pensiero Le sia già chiaro.

La scure che Lei abbatte sulla sua figura di donna al potere non concerne solo la Presidenza; Lei ci restituisce al maschile anche le donne - non molte, in verità - che ha destinato ad alcuni Ministeri. E allora Le rivolgiamo la domanda: su che cosa poggia la sua decisione di negare il genere femminile delle persone che ricoprono ruoli governativi?

“Perché esiste il ruolo di Ministro!”, potrebbe rispondere Lei, o forse no. Qualcuna in passato lo ha detto, ma NON è così. Esiste la persona che regge un Ministero, che ne è a capo e che da quel Ministero trae il suo ruolo; infatti Lei prima ha definito le denominazioni dei vari Ministeri (ciascuno con una funzione, organizzata mediante una serie di uffici) e dopo ha provveduto alle assegnazioni.

Onorevole Presidente, vi sono cattedre universitarie che sul tema degli studi linguistici e di genere hanno dibattuto approfonditamente con competenze specifiche. Esiste una messe di pubblicazioni che Lei potrebbe utilmente consultare, qualora questo nostro scritto non dovesse apparirLe esaustivo.

Noi ci fermiamo, rimanendo in attesa che Lei trovi prima o poi uno spiraglio di tempo, per poterci dare consapevolmente una risposta che non sia una superficiale battuta liquidatoria.

Come già detto, non intendiamo metterLe fretta; del resto, la domanda non cambierebbe 
anche se Lei ci dovesse rispondere tra mesi. Di conseguenza, a conclusione di questa lettera, Le ripetiamo: su che cosa poggia la sua decisione di negare il genere femminile delle persone che ricoprono ruoli governativi?

AugurandoLe buon lavoro – e ciò a prescindere dalla posizione politica, analoga o diversa dalla sua, di alcune di noi – Le porgiamo i nostri migliori saluti.

Aderiscono: Giovanna Berna, Giuditta Perriera, Silvia Sammarco, Silvia Magistri, Angiola Pitzalis, Iole Granato, Milena De Palma, Angela Bottari, Ekaterina Menchetti, Alessandra Adesso, Carmen Mirabella, Roberta Fumagalli, Anna Rita Strina, Idanna Matteotti.

Nota aggiunta il 27.10.2022. Aderiscono dopo l'invio della mail alla Presidente: Floriana Baldassi D'Arrigo, Ester Rizzo, Chiara Longo, Dale Zaccaria, Valentina Talamonti, Nathalie Niki Pellegrino, Pierina Maria Di Salvo, Frida Bertolini, Anna Maria Salvio.

26 Ottobre 2022
Inviata per mail i
l 27.10.2022

 

© Iole Natoli

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