domenica 26 marzo 2023

#GPA, #ADOZIONI rese caparbiamente difficili e DISTRAZIONE POLITICA italiana

Che l’utero sia in affitto o in comodato, sempre un abuso è la #GPA, che sarebbe non arduo contrastare
 Di Iole Natoli

 

 

 

Quando nel 2015 iniziai a occuparmi della GPA, provai a pensare a una regolamentazione della pratica che, istituendo limiti precisi, non ledesse i diritti e la dignità della donna e del bambino.

La mia proposta (1) non ebbe a incontrare il favore di nessuna delle parti contrapposte.

Se le sostenitrici e i sostenitori del NO totale alla surrogata temevano un successivo ampliamento delle possibilità eventualmente approvate, i sostenitori e le sostenitrici del SÌ altrettanto totale non volevano nessun perimetro restrittivo, tracciato da una qualche legge. Le restrizioni venivano formulate solo per la gestante, mediante contratti articolati (2).

Proprio questo secondo tipo di rifiuto mi indusse in un secondo tempo a metter via ogni regolamentazione, che a quel punto mi appariva impossibile, per spostarmi sul NO assoluto, salvo particolari casi parentali, che peraltro erano già stati autorizzati dai tribunali anche in Italia (3).

Per inciso, una madre / sorella / cognata che si offra di condurre una gravidanza non lo fa solo PER ALTRI ma anche per SÉ, in quanto permette a se stessa di diventare nonna o zia del/della nascitura, non scomparendo peraltro dalla vita del nato/a. 
Vedere a tal proposito il caso particolare di una coppia lesbica (4). 

Il passaggio dalla mia posizione iniziale a quella di arrivo non fu immediato ma, direi, frutto di riflessioni successive, come attestano i miei numerosi scritti al riguardo. 

Al di là delle considerazioni, che hanno già un peso, sulla liceità di tale pratica di stravolgimento nei confronti di bambine e bambini (5), la GPA è anche il lancio d’un messaggio di riduzione delle donne a strumento, ovvero a COSA, una riedizione di secolari strumentalizzazioni già consegnate alla storia. È per questo che l’accettazione della GPA coinvolgerebbe tutte le donne e non soltanto quelle che si prestano a farla e, sotto quest’ultimo aspetto, che la pratica sia a pagamento o gratuita cambia assai poco.

Così estesa e deresponsabilizzata come si vuole che sia, la GPA a parer mio NON la si può accettare.

C’è qualcos’altro, però, che non si può accettare cioè la pretesa dello Stato di far pagare ai bambini l’irregolarità della loro origine, ovvero le colpe degli altri. I bambini nati da GPA hanno tutto il diritto di poter essere inseriti legalmente nel nucleo familiare stabile formato dal genitore biologico che ha contribuito a generarli e, conseguentemente, di essere adottati con pratiche velocissime e semplici dal compagno di questi.
Intestardirsi su divieti che colpiscono in primo luogo l’infanzia è solo un sintomo di un’incapacità politica generalizzata, che guarda agli effetti e non alle cause.

Intanto vorrei chiarire una cosa, perché gli attacchi verso chi chiama la GPA utero in affitto, volgarmente si dice, sono infondati. Se c’è volgarità, questa è insita nella pratica non nella sua definizione. Una donna priva di utero (capita, a volte, che ne nasca qualcuna) non verrebbe sicuramente scelta ai fini di una GPA, dunque l’elemento effettivo di riferimento non è la donna ma il suo utero.  Che questo venga accaparrato per affitto o in comodato d’uso (detto per ripulire la pratica “in donazione”, formula che solo in rarissimi casi non è mera apparenza), a mio avviso cambia assai poco. L’abuso c’è in ogni caso nei confronti del bimbo o della bimba verso cui la gestante estranea esercita un diritto che non ha (6) e verso la donna, sia nel caso in cui questa sia interessata a un “lavoro” del genere, sia nel caso in cui venga indotta a spogliarsi della sua dignità per divenire strumento gratuito per la realizzazione dei desideri altrui.

Ma torniamo alla questione dell’adottabilità di chi nasce ai fini dell’inserimento in un nucleo familiare che esiste, piaccia o no a chi di quel nucleo non fa parte.

La questione presenta due aspetti. L’uno è la totale incapacità dimostrata da tutto il mondo politico di prevedere un sistema legale per BLOCCARE il proliferare del ricorso alla GPA fatta all’estero. L’altro è l’incapacità della stessa classe politica – e non di questo o quel partito o movimento - di trovare una soluzione che, pur rispettando la corretta intenzione di non creare vantaggi per gli utilizzatori della GPA rispetto a quanto è previsto nelle altre adozioni particolari, non determini danni e discriminazioni per bimbe e bimbi.

Per questo secondo aspetto, c’è da interrogarsi sul perché una vedova, o un vedovo, o una madre single debba necessariamente ricorrere al parere di un giudice affinché il figlio o la figlia sia adottata dal suo compagno/a, o moglie/marito che sia.

Una madre o un padre, reso/a single da un qualche evento luttuoso o single per scelta, ha PER LEGGE la responsabilità genitoriale e la esercita da sola/o nei confronti del figlio/a. Sarà in grado di valutare SE è il caso che il suo compagno/a, moglie o marito, può diventare un riferimento genitoriale per la propria prole?
Da notare che di fatto quel figlio o quella figlia si trova a vivere ugualmente con questa persona se essa fa parte del nucleo familiare della madre o del padre e allora A CHE SERVE l’obbligo del ricorso a un giudice? Basterebbe presentare all’ufficiale di stato civile una certificazione della durata della convivenza (Mesi? Anni? Lustri? Eternità?), che accompagni la richiesta genitoriale di adozione nonché la dichiarazione di accettazione da parte dell’aspirante adottante, per risolvere senza complicazioni inutili il problema. Del resto, c’è da chiedersi perché mai una madre può rendere possibile il riconoscimento di un figlio da parte di un convivente o non convivente, tramite una semplice DICHIARAZIONE a cui non si accompagnano indagini tribunalizie o certificazioni del DNA, mentre una madre o un padre non può essere considerata/o affidabile quando si tratta di decidere per l’adozione del proprio figlio/a da parte del partner convivente.

Modificare l’attuale prassi per le adozioni particolari renderebbe possibile estenderle anche ai bimbi nati da GPA, o da fecondazione eterologa nel caso di una coppia lesbica a cui attualmente l’eterologa in Italia è vietata - benché nessuno possa impedire a una lesbica di ricorrere, suo malgrado, a un rapporto mordi e fuggi per risolvere ugualmente il problema -, senza che questo si configuri come un’attribuzione di liceità della pratica stessa.

Quanto alla GPA in sé, vietata in Italia e tollerata fra alti lai e azioni di dispetto se fatta all’estero, bisognerà che ci si decida. O questa pratica è da tollerare anche se fatta in Italia (cosa che sconsiglierei, per le ragioni già esposte) e allora la si regolamenta per legge, oppure si rende effettiva la perseguibilità del reato alzando la pena sino a quanto prevede il codice penale agli artt. 9 e 10 – quest’ultimo da modificare SE necessario - per tutti i reati commessi all’estero, che sono di fatto perseguibili SOLO SE la pena prevista e/o comminata non è inferiore ai tre anni. Di questo ho scritto già nel 2018 (3, link già citato), ma benché io abbia portato il testo a conoscenza di diversi soggetti politici di qualsiasi collocazione, come sono solita fare, nessuno a quanto pare se n’è accorto.

Tutto il resto è aria fritta, che serve solo a sollevare polveroni strumentali senza raggiungere obiettivi concreti, disseminando al contempo infelicità in molti nuclei familiari, anche in quelli delle coppie lesbiche che con la GPA non c’entrano affatto.

26 Marzo 2023

© Iole Natoli

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